Prima in anteprima mondiale alla 76ª Mostra del Cinema di Venezia e ora in esclusiva su Amazon Prime Video, il film Chiara Ferragni Unposted continua a far parlare di sé in tutto il mondo, attirando critiche e consensi.
Scritto e diretto da Elisa Amoruso, questo film si presenta come un documentario sulla vita della famosa influencer e sul suo lavoro che, ancora oggi, paradossalmente, è difficile spiegare e comprendere.
Un film che cerca di riassumere, in più o meno un’ora e mezza, tutto ciò che dovrebbero sapere gli amati followers della Ferragni: partendo dai primi passi della piccola Chiara, passando per la sua adolescenza e per la nascita del suo blog online The Blonde Salad nel 2009, fino ad arrivare al personaggio che è ora.
Cosa c’è di unposted nella vita di una self-made woman conosciuta in tutto il mondo proprio per la “vita perfetta” che espone ogni giorno sui social? Beh, proprio niente. Tutto il materiale biografico che fa da cornice alle riflessioni della protagonista, della sua famiglia e dei suoi amici, è un continuo déjà vu. Chiara Ferragni espone così tanto di se stessa che per trovarci qualcosa di unposted dovreste semplicemente essere persone estranee al social di Instagram.
Nonostante questo, qualche frecciatina agli haters e all’ex (il primo ad aver investito sulla sua figura) e le costruzioni gestite dalla Ferragni affinché la sua vita “sembri e non sia”, c’è però del buono in questo film, ed è stato proprio il buono ad avermi toccata sensibilmente.
“Sono sempre stata un po’ ossessionata dalla paura di non fare qualcosa di importante, di non lasciare un segno nel mondo. Io non volevo diventare famosa, non era questo il mio obiettivo. Ma volevo fare qualcosa che avesse un senso. […] Senza fragilità non si costruiscono cose belle. La fame di chi è determinato a voler conquistare il mondo è sempre conseguenza di una discrasia, di una mancanza, di una crepa.”
Chiara Ferragni
Sentir pronunciare le parole che da sempre, segretamente, tieni per te, ti denuda e rende vulnerabile. Come quando senti che hai un talento o un posto nel mondo e vuoi solo trovarlo e trovare te stesso. Il buono di Chiara Ferragni Unposted è proprio nelle sue parole, che null’altro vogliono che incoraggiare chiunque ad essere ciò che si vuole essere nella vita.
Cosa sia vero e cosa falso di ciò che ci racconta nel film, non è necessario né rilevante saperlo. Ciò che dovrebbe avere valore e quello che ci resta, come pubblico, una volta che si arriva ai titoli di coda.
Alcune frasi, aneddoti e confessioni, restano impresse nello spettatore suscitando curiosità ed empatia per la protagonista. La Ferragni cerca in tutti i modi di esteriorizzare le sue paure e il suo essere una ragazza comune, nata in un paesino italiano qualunque, che ha creduto così tanto in un sogno da averlo realizzato ed essere diventata “la Chiara che voleva essere”.
“Quello che è non è quello che sembra. Le persone decidono di far vedere quello che sembra. Però di una cosa sono abbastanza certo: la società e la democrazia hanno bisogno di quello che è. I social media ci espongono a ciò che sembra e abbiamo bisogno di alcune regole. Ci vuole un codice etico.
Stiamo vivendo il medioevo di questa trasformazione. Infatti, è un’epoca dark, controversa, in cui le persone stanno prendendo confidenza con il mezzo. Il fatto è: quando ci sarà il rinascimento?”
Simone Marchetti
Siamo la generazione dell’apparenza: viviamo i social come un’estensione di noi stessi, cerchiamo continuamente approvazione da chi c’è intorno a noi e sentiamo il bisogno di opinare su tutto ciò che ci circonda, anche se questo può ferire qualcun altro. Chiara Ferragni è il frutto della società in cui viviamo e questo documentario ci pone gli strumenti per comprendere ed elaborare ciò che passivamente accettiamo.
“Le persone le criticano il contenuto
ma Chiara è il suo mezzo.”
Simone Marchetti