Da quando è nata la rubrica COFFEE BREAK, ho cercato di utilizzare questo blog come una vetrina per tutte le persone che, in un modo o in un altro, riuscivano ad arricchirmi di ciò che offrivano.
Dunque, in questo articolo aggiungerò in vetrina un nuovo progetto che sono sicura aiuterà tanti giovani soprattutto, e anche tante donne. Il progetto si chiama #IONONMENEVERGOGNO ed è di una giovane donna del Molise, Carmen Mastrangelo. Di cosa tratta? Ve lo spiegherà lei in questa intervista.
1. Come è nato il tuo progetto #iononmenevergogno?
“#iononmenevergogno è nato nell’agosto del 2016 dopo una giornata al mare dove, per la prima volta, ho deciso di farmi fotografare in costume su uno scoglio. Quella foto mi diede talmente tanta gioia che mi paragonai ad una sirena piuttosto che ad una balena, come invece facevo sempre. È lì che mi resi conto del fatto che forse iniziavo a prendere consapevolezza del mio corpo. Quei sentimenti li resi concreti in un progetto per tutti che ho portato sul web inizialmente come hashtag, invitando tantissime donne e uomini a inserirlo sotto le loro foto. La mia intenzione era quella di voler creare una comunità dove nessuno si potesse sentir solo o a disagio. Dopo tre anni e tanti consensi, ho deciso di rendere #iononmenevergogno il mio alter ego sul web ed ora ho chiamato le mie pagine social così. Prima il mio nome era @beautyandcurvy ma l’etichetta curvy mi stava stretta.”
2. Come spiegheresti il bodyshaming? Cosa diresti a chi lo pratica e a chi, invece, lo subisce?
“Il body shaming (ovvero la pratica di offendere, deridere, violare e umiliare il corpo altrui) ed ogni forma di bullismo sono un cancro per la nostra società. Discriminare gli altri e prendersi gioco di loro, già solamente perché la pensano diversamente da noi, è un atto grave e, a parer mio, inconcepibile. Il body shaming è la forma più bassa della cattiveria umana, ma fa comunque male a chi ne è vittima. A chi pratica body shaming consiglio di guardarsi allo specchio e farsi un esame di coscienza; mentre a chi lo subisce posso solo dare tutta la mia solidarietà, meritiamo un mondo migliore.”
3. Cos’è per te la bellezza?
“Mi affascina questa domanda ma allo stesso tempo mi mette in crisi. Ci pensavo proprio qualche giorno fa. Ormai non credo che esista la bellezza. Credo esistano le sensazioni piacevoli. Ogni volta che mi piace qualcosa lo trovo anche bello, quindi direi che la bellezza non esiste. Un po’ come il Molise, la mia terra, glielo diciamo o no a Sorrentino che è lei la grande bellezza?”
4. Com’è cambiata la visione del tuo corpo nel tempo? Ad oggi, cambieresti qualcosa del tuo aspetto?
“Sono semplicemente più consapevole. Se prima passavo le ore allo specchio a contarmi i difetti, ora me ne prendo gioco da sola, ci rido, ne parlo sul web e il mio corpo allo specchio mi fa sempre meno paura. Il percorso di accettazione è lungo, doloroso e non è assolutamente detto che avvenga. Non è detto che chi sceglie di farlo si piaccia costantemente, ci sono ovviamente delle cose che non mi piacciono del mio corpo. Di me cambierei la postura, ad esempio. L’approccio differente sta nel fatto che non ne faccio un dramma, fa solo parte di me, degli errori e delle disattenzioni precedenti sul mio stato di salute. Si può riparare, è vero, ma se così non fosse stato me ne sarei fatta una ragione senza vergognarmi. Non posso rinnegare me stessa, sarebbe un mega autogol e io non gioco a calcio.”
5. Quali sono le frasi che ti hanno detto e ferito maggiormente negli ultimi anni?
“C’è una frase in particolare che mi è stata detta prima che partissi per trascorrere un periodo all’estero: incontrai una mia conoscente e le raccontai che stavo per trasferirmi in Irlanda. Non mi disse: “Buon viaggio! Congratulazioni! Stai attenta!” o altre frasi di circostanza. Mi disse:” Bello! Ma non mangiare troppo!”. Sembra niente, ma mi crollò il mondo addosso e mi interrogai per ore sul perché invece di manifestare felicità per le gioie altrui, la gente vomita invidia sotto forma di mezze offese. Perché io ci ho visto solo frustrazione. Tu che ci vedi?”
6. Ti sei esposta su Instagram per aiutare gli altri ad amarsi. Hai mai ricevuto delle critiche per quello che fai sui social? Hai mai pensato di smettere?
“Sì, sono stata criticata. Poche volte, ma è successo. Molti, fuori dal web, nemmeno sanno cosa sia il body positivity, body acceptance, curvy revolution e movimenti simili. Quindi evito di introdurre il discorso, a meno che non me lo chiedano. Le critiche comunque non mi hanno mai influenzata a tal punto da farmi smettere di fare ciò che faccio sui social. Ci mancherebbe, ho investito così tanto tempo, sudore, dolori e gioie in questo progetto che non potrei mai farla finita perché qualcuno si sente in dovere di criticarmi. Grazie a Dio Systrom e Krieger hanno inventato il tasto unfollow.”
7. Tra ironia e sorrisi, su Instagram posti cliché e brevi dialoghi sul bodyshaming. Hai mai pensato di generare a tua volta dell’odio nelle risposte? Hai mai messo in discussione questo “meccanismo di difesa” per uno più positivo?
“Ci ho pensato mille volte: le risposte secche che do attraverso i meme possono danneggiare chi legge? Ogni volta è un punto interrogativo fisso. È un azzardo. Però sono dell’idea che bisogna difendersi dagli attacchi. Abbiamo sempre abbassato la testa e subìto per poi chiedere aiuto a terzi. Se riuscissimo nel nostro piccolo a far capire che non siamo noi gli esseri depensanti ma chi ci giudica, non sarebbe già una grande conquista? Magari fallirò con questo atteggiamento un giorno, però ci avrò provato.”
8. Quanto pensi sia utile ricevere un supporto psicologico professionale contro il bodyshaming?
“Il supporto psicologico professionale è fondamentale se si ha bisogno di aiuto. Non sarà una pagina web, un genitore o degli amici a risolvere i tuoi problemi, ma aiutarsi e affidarsi ad uno psicologo potrebbe essere la scelta migliore. Mi fido molto delle figure professionali, io stessa ne ho avuto bisogno in passato.”
9. Da sempre ammiro le donne e gli uomini che amano il proprio corpo con difetti annessi. Come si fa ad amarsi quando non ci si sente a proprio agio nel proprio corpo?
“Non c’è una regola fissa, ognuno deve trovare una propria strada, anzi meglio una chiave. Hai presente quella dei carillon dove esce la ballerina che danza a tempo con la propria musica? Un po’ così, ecco. Quando troverai la chiave giusta danzerai come quella bambolina e la musica in sottofondo sarà la tua preferita (ma attenzione alla scelta musicale del tuo carillon, un brano dei Queen ci sta tutto!).”
10. Quanto pensi influisca socialmente e lavorativamente il proprio aspetto fisico? Ad oggi, molti sono gli annunci di lavoro dove è specificata una “bella presenza”.
“E’ risaputo che la società Italiana oggi, più che mai, si basa sull’aspetto fisico prima di tutto il resto. Sottolineo la società italiana perché, ad esempio, in Irlanda non è neppure richiesta la foto in allegato al Cv. L’aspetto non conta, sono altri i fattori rilevanti per un lavoro. E’ così che dovrebbe essere, ma non è. La “bella presenza” per i lavoratori italiani conta il 90% delle volte, anche quando non si svolge una mansione che prevede il rapporto con la clientela. Tutto questo fa già pensare.
11. Chi è la tua inspirational woman? Perché?
“Attualmente mi lascio ispirare da Lizzo. Ho anche scritto un’argomentazione su di lei in un esame per quanto mi ha travolta ed emozionata. È la donna del momento, è strong, mi dà una grande carica e poi la sua musica mi piace da matti.”
12. Hai qualche nuovo progetto che porterai sui tuoi spazi social, oppure collaborazioni che desideri fare con chi, come te, ha a cuore questo progetto di body positivity?
“Colgo l’occasione per annunciare che presto @iononmenevergogno collaborerà con un’altra pagina social. Ho stilato una lista di tutte le cose che non ho fatto in questi anni perché mi sono posta dei limiti mentali. Dato che voglio uscire dalla mia comfort zone ho deciso di intraprendere un percorso duro attraverso questa collaborazione, spero sia divertente sia per me che per voi. Altrimenti chiudo l’internet!”
13. Quale speri sia l’impatto su chi, magari anche inconsciamente, non ha mai prestato particolare attenzione ad un commento espresso sul corpo altrui?
“Nessun effetto. Chi non si rende conto di aver detto qualcosa di offensivo è incapace di riflettere su ciò che ha detto e dunque è incapace di comprendere ciò che noi attivisti facciamo sul web. È un pensiero pessimista il mio, lo ammetto, ma purtroppo – a lavare il capo all’asino si perde tempo, acqua e sapone-. Ovviamente spero sempre che la sensibilità umana arrivi ad essere usata da tutti. “
14. In futuro, in cosa vorresti che si concretizzasse il tuo progetto? “Non ci crederai! Ma non ho mai pensato che ci fosse un grande futuro. Non ho progetti o forti ambizioni che riguardano me e la pagina, mi piacerebbe arrivare solo a più persone possibili. Io racconto con semplicità le mie giornate e quello che mi passa per la testa, non ambisco ad altro, al momento. Poi… mai dire mai.”
Qui di seguito troverete il link diretto alla pagina Instagram @iononmenevergogno e alcune foto delle donne che hanno utilizzato questo hashtag per promuovere il proprio body positivity.