“Mi chiamo Tokio,
ma quando è iniziata questa storia,
non mi chiamavo così.”
Queste sono le prime parole che ascolterete quando inizierete a guardare una delle serie Netflix più discusse e di successo negli ultimi mesi. La casa di carta è una serie spagnola di Álex Pina trasmessa inizialmente in anteprima da Antena 3 e successivamente acquistata e distribuita su rete internazionale da Netflix. E’ divisa in due parti di 22 episodi totali di circa 45-50 min.
La casa di carta è l’emblema di tutti i cliché del genere caper movie, tradotto in italiano come “il genere thriller del colpo grosso”, ed è probabilmente a questo che deve la sua fama.
Un gruppo di ladroni decide di mettere in scena il miglior colpo della storia: infiltrarsi nella Zecca di Stato spagnola a Madrid e organizzare una sorta di “Resistenza partigiana” col fine di stampare milioni di euro con il quale scappare. Il mio riferimento storico non è casuale né personale, durante la visione di questa serie spagnola verrete influenzati dalla ballata italiana BELLA CIAO, scelta come inno dagli stessi personaggi. Questo dettaglio contribuisce a travolgere ancor di più lo spettatore italiano e a prepararlo ad un colpo singolare e ricco di aspettative.
Stamattina mi sono alzato
o bella ciao bella ciao
bella ciao ciao ciao
stamattina mi sono alzato
e ci ho trovato l’invasor.
La mente maestra è quella del Professore, un uomo “fantasma per lo stato spagnolo” che programma questo colpo nei minimi dettagli come omaggio in memoria del padre.
Raduna otto persone tra loro sconosciute e con precedenti penali, ognuno di essi ha una determinata qualità che verrà messa a disposizione per la riuscita del colpo. Una delle regole principali affinché tutto vada secondo i piani del Professore è non avere alcun tipo di relazione. Proprio per questo e per nascondere la propria identità, i personaggi principali utilizzano nomi di città: Tokyo, Nairobi, Mosca, Denver, Berlino, Oslo, Helsinki e Rio. Lo stesso spettatore non conoscerà i veri nomi dei personaggi se non negli ultimi episodi.
Per alcuni mesi il gruppo di ladri soggiorna in una casa nascosta in campagna dove non solo apprendono gli insegnamenti e le precise regole del Professore, ma dove costruiscono anche un rapporto di fiducia e rispetto reciproco. Il Professore sarà l’unico a non entrare con il gruppo all’interno della Zecca di Stato, egli infatti, seguirà gli otto complici dall’esterno e farà di tutto affinché ogni imprevisto venga risolto, agisce in remoto, dando istruzioni e gestendo al tempo stesso i contatti con polizia e servizi segreti. L’intero caso viene affidato all’ispettrice Raquel Murillo, incaricata di risolverlo senza vittime.
La vicenda segue la voce narrante di uno dei personaggi principali, Tokyo. La rapina si svolge durante tutti i ventidue episodi. La narrazione ha un ritmo veloce, è fluida negli intrecci e uniforme, ed è intervallata da flashback che fanno luce sull’intero piano del Professore che, come vedrete, ha studiato ogni possibile evenienza e conseguenza. Nulla è dato al caso o per scontato, neppure gli errori.
Al centro della storia della rapina ci sono i rapporti tra i personaggi. Tutti hanno una propria storia e una propria attitudine che episodio dopo episodio verrà alla luce. Ciò permetterà allo spettatore di ridere di loro, ridere con loro, gioire, piangere o vivere momenti di tensione. E’ facile avere quindi empatia con i protagonisti.
La casa di carta racconta il “colpo perfetto”, è l’ ALLEGORIA DELLA RIBELLIONE: gli attentatori stanno rubando denaro che NON appartiene a nessuno. Loro si prendono gioco del sistema finanziario appropriandosi dei mezzi di produzione del capitalismo e compiono il fatto senza spargere una goccia di sangue degli ostaggi, in modo da conquistare la simpatia dell’opinione pubblica.
Ed effettivamente riescono a conquistare anche quella dello spettatore, da qui il tema della PERVERSIONE DEL CONCETTO DI EROE: come pubblico, è inevitabile scegliere per chi “tifare” e appoggiare, se la polizia e l’ispettrice o la banda realizzata dal Professore. Chi sono i cattivi e chi i buoni? Tutto è un gioco di guardie contro ladri e il pubblico finirà per trovarsi dalla parte dei ladri.
“Anche noi come spettatori vogliamo che il colpo continui,
che la polizia fallisca e che i nostri eroi delinquenti trionfino sul sistema.”
Non manca la dinamica romantica, che però in alcuni casi è a tal punto banale da ricordare una telenovela spagnola.
In poche parole, è una di quelle serie che O LA AMI O LA ODI, non ha una mezza misura. Molte sono state le critiche negative e molti gli elogi. Personalmente, da inesperta del genere, ho trovato La casa di carta geniale. Mi ha entusiasmato, mi ha coinvolto, mi ha dato la possibilità di conoscere i personaggi a tal punto da rivalutarli e affezionarmi.
Il successo di questa serie mi sembra quindi ovvio e meritato.
Il finale, così come tutta la serie, è tutto da godere.