Il 2020, dal primo momento, si è presentato come l’anno del “c’è sempre di peggio al peggio”. Non occorre, infatti, che io debba elencare gli innumerevoli eventi spiacevoli degli ultimi mesi per avvalorare questa mia tesi. Sono già sicura che starete annuendo con consenso leggendo queste prime righe.
Nonostante ciò, credo fermamente che ognuno di noi abbia, ogni giorno, almeno tre motivi buoni per affrontare la vita con gioia e coraggio, anche se capita di dimenticarcene. Basta una piccola gioia quotidiana per riprendere il buonumore e dare una svolta alla giornata.
Ad esempio, in quest’anno così duro, mi sono ritrovata, senza sapere come né perché, a scoprire l’affascinante mondo dei k-drama. Ne sono così entusiasta ed innamorata che i lettori più attenti si saranno accorti che ho aggiunto al blog una categoria intera dedicata a questo genere.
Cosa sono i k-drama?
Il k-drama, o drama coreano, è il genere di serie tv sudcoreano che è nato e si è diffuso con il boom della cultura coreana in ambito cinematografico e musicale (k-pop). I k-drama sono generalmente drammi romantici ma possono variare anche dal fantascientifico/ fantasy al thriller.
Il 97% dei k-drama sono autoconclusivi, dunque hanno una sola ed unica stagione di circa 16/20 episodi di poco più di un’ora. Un’altra caratteristica importante da segnalare è la rilevante componente culturale: questo genere è una finestrella (molto bella e colorata) sulla Corea del sud — comportamenti, pensieri, comicità e romanticismo non sono quelli a cui siamo abituati, poiché rispecchiano fedelmente la tradizione e la società sudcoreana. E questo è un bel modo di conoscere un angoletto di realtà nell’altra parte del mondo.
Il loro successo ha influenzato e conquistato anche la nostra piattaforma streaming preferita, Netflix, che negli ultimi tempi ha arricchito il suo catalogo non semplicemente con dei kdrama, ma con i suoi kdrama.
Il mio primo k-drama: HI BYE, MAMA!
Quando è iniziata la mia avventura verso la Corea? Precisamente ad aprile con il debutto su Netflix di Hi bye, mama! (하이바이, 마마!). Creata da Kwon Hye Joo e diretta da Yoo Je Won, questa serie originale Netflix è composta da 16 episodi di un’ora e vanta un cast davvero speciale per i fan delle serie coreane. Cosa mi ha colpito e convinto ad uscire dalla mia comfort zone di serie americane e spagnole? La trama.
TRAMA: Che Yu-ri (Kim Tae Hee) è una giovane donna che, a causa di un incidente stradale, muore prematuramente lasciando il marito Gang-hwa (Lee Kyu Hyung) e la piccola Seo-woo (Seo Woo Jin), appena nata. Piuttosto che ascendere al cielo però, insiste a restare accanto alla sua famiglia come fantasma e, dopo cinque anni, si rende conto che la sua presenza ha causato un grave problema: avendo avuto sempre accanto lo spirito della madre, adesso la bambina riesce a vedere i fantasmi.
Credendo che fosse una punizione divina per esser rimasta accanto alla piccola Seo-woo, decide di rimediare abbandonando la terra e reincarnandosi ma, improvvisamente, il cielo le dà una chance: Yu-ri ritorna in vita per 49 giorni con una condizione — se riuscirà a ritrovare il proprio posto nel mondo potrà vivere, altrimenti morirà di nuovo.
É un inno all’amore
Hi bye, mama! è una delle migliori serie coreane Netflix di questo 2020 (insieme a It’s okay to not be okay).
La narratrice è Yu-ri stessa: lei ci racconta la sua storia senza cercare la nostra comprensione, è solo il suo percorso di guarigione verso la luce. L’empatia che si crea con questa protagonista è qualcosa di bello e straziante — perché ad ogni puntata si piange di dolore, di felicità, di tenerezza e di rabbia. Ma non preoccupatevi che tra un fazzoletto e un altro riuscirete anche a sorridere per quei momenti comici che sono aggiunti alla storia, soprattutto grazie alla presenza degli amici della coppia, che renderanno l’atmosfera dolceamara.
Non è il solito fantasy drama romantico ma è un vero e proprio inno all’amore in tutte le sue forme: l’amore di un marito che non riesce a dimenticare il suo primo amore, nonostante cerchi di andar avanti con tutte le sue forze; l’amore di un’amica che resta fedele e che si prende cura di ciò che resta oltre ai ricordi insieme; e infine l’amore materno, che più di tutti gli altri resta l’amore più potente e indissolubile che si possa vivere nella vita.
“Io avevo intenzione di andarmene dopo averla vista camminare. Poi, ho voluto sentirla parlare e poi vederla correre, e poi mangiare da sola. Sapevo di dover andare ma volevo rimanere ancora un po’. Solo un altro po’… ” (Yu-ri)
Ma questa serie non è solo questo, è anche un’intensa analisi dell’elaborazione del lutto. In questa complessa trama vi si intrecciano le storie di tanti personaggi cari alla protagonista — la sua famiglia, i suoi amici e i fantasmi del suo colombario — accomunati tutti dalla necessità di imparare ad andare avanti.
Gang-Hwa, totalmente perso dopo la morte di Yu-ri, cerca una nuova speranza in Min-jeong, risposandosi e dando una mamma alla piccola Seo-Woo. Intanto, i genitori di Yu-ri decidono di uscire dalla vita del genero e della nipote per permettere loro di avere un nuovo inizio senza soffrire troppo per la morte della figlia.
Quindi il ritorno di Yu-ri distrugge tutti questi equilibri precari ed imperfetti (ma pur sempre equilibri) dei suoi familiari, costringendoli così ad affrontare il dolore della perdita, con cui convivono da anni, e a risanare quelle ferite che non sembrano esser state mai curate, ma con cui avevano appreso a conviverci.
Tutti meritano di esser felici
Non ci sono nemici o personaggi maligni. Non c’è un antagonista. In questa storia sono tutti, ognuno a modo suo, vittime delle circostanze della vita. Proprio come nella vita reale, anche in Hi bye, mama! la vita può essere ingiusta e crudele irragionevolmente. Per questo motivo, ad ogni episodio, si finisce per affogare nel proprio mare di lacrime: né i personaggi né il pubblico può accusare qualcuno di tanta sofferenza, bisogna solo accettarla.
Nessuno dei personaggi ha davvero cattive intenzioni e vuole ferire l’altro, anzi tutti cercano di fare del proprio meglio, anche se questo comporta restarne feriti ancor di più.
Mentre la bontà degli animi straborda, il pubblico riuscirà ad empatizzare non solo con Yu-ri e la sua famiglia, ma anche con la matrigna, Min-jeong. Quest’ultima è, infatti, spoglia di qualsiasi stereotipo sulle matrigne: Min-jeong è dolce, sincera, fragile e l’opposto di egoista. Lascia il proprio lavoro per crescere la piccola Seo-woo e cerca di essere la colonna portante di una famiglia che barcolla per il peso di un’assenza significativa. È senza dubbio una scelta interessante che dà anche un ulteriore valore alla serie perché aggiunge alla figura delle matrigne una nota positiva mai vista prima in tv o al cinema.
Dopo le curiosità troverete un paragrafo riguardante il finale, e quindi con Spoiler! Se non avete ancora visto questa serie e vi ho convinto a recuperarla, fermatevi qui e iniziate questa bella maratona su Netflix! Poi ritornate su Zairaf Blog e concludete la vostra lettura.
Curiosità!
1. La serie segna il ritorno nel mondo dello spettacolo di Kim Tae-hee, dopo una pausa durata anni in cui ha avuto due bambine con il famoso marito, Jung Ji Hoon (Rain). I due sono considerati come la coppia più potente dello showbusiness coreano.
In alcune interviste l’attrice, spiegando come mai avesse scelto questo k-drama per rimostrarsi al pubblico, ha detto: “Essendo io stessa madre di una bambina, quando ho letto il copione mi sono commossa. Volevo essere parte di questo k-drama per il suo grande messaggio.”
2. Un’altra simpaticissima curiosità è che nella realtà Seo-woo è un bel maschietto! Il piccolo attore fu infatti scelto per l’impressionante somiglianza con l’attrice protagonista.
Inutile dire che ciò ha causato numerose critiche moraliste che hanno esposto l’idea di come questo ruolo avrebbe potuto confondere il bambino, facendolo dubitare della propria identità di genere. Fortunatamente queste inutili voci sono state presto fermate dalla madre che, sul suo account Instagram, ha espresso come il figlio fosse cosciente di dover recitare il ruolo di una bambina. D’altro canto entrambi i suoi genitori sono laureati in psicologia ed il piccolo è sulla scena già da quando aveva pochi mesi!
“Gender identity? I’m sure everyone who’s ever interacted with my son knows that’s nothing to worry about. Woo Jin is very boyish. He likes to hear that he’s ‘cool’ or ‘manly’ rather than ‘cute’ or ‘pretty.’ His dream is to become Hulk. He wants to be a strong man like Hulk. He’s very boyish when it comes to playing, acting, and talking.”
“I know my son better than anyone. I care for him, and I love him.”
3. CAMEO – A chi non piacciono i cameo? In Hi bye, mama! ritroviamo un po’ di Oh my Ghost con le attrici Kim Seul Gi e Lee Jung Eun (quest’ultima molto conosciuta e premiata per il suo ruolo in Parasite, e non solo).
Il fatto che entrambe in Hi bye, mama! interpretino gli stessi personaggi visti in Oh my ghost (quello del fantasma vergine e quello della sciamana) ha entusiasmato i fan della serie tanto da ipotizzare che questi due k-drama facciano parte dello stesso universo.
Un altro collegamento tra queste due serie è l’attore Oh Eui Sik in comune (che, per informazione, in Hi bye, mama! sarà il personaggio più buffo e spiritoso! Uno dei miei preferiti!).
4. SECONDA STAGIONE? Secondo il web, presto avremo una seconda stagione di Hi bye, mama! In tutta sincerità, io spero decisamente di NO! Ma vi spiegherò meglio il perché nel prossimo paragrafo dedicato al finale. Intanto, ecco qualche passo dell’articolo scritto a riguardo da Pop Culture Times.
SPOILER! Un finale perfetto
Nonostante io abbia visto tantissimi altri drama coreani dopo questo, il mio cuore e i migliori pianti notturni sono per questa serie. Una serie che reputo perfetta sotto ogni punto di vista: un cast strabiliante e completamente parte della storia, effetti speciali al minimo che occorre per sostenere la trama fantasy, un significato bellissimo e di spessore (e difficile da mantenere per 16 puntate), un FINALE REALE E COERENTE.
Yu-ri dalle prime puntate ci dirà come andrà finire e resterà fermamente fedele alla sua promessa. Vacillerà, com’è giusto che sia, ma alla fine ci ricorderà che era così che doveva andare, perché il suo posto nel mondo non è più giusto riprenderlo.
Lei non chiede di ritornare alla vita che ha perso cinque anni prima, lei chiede la possibilità di rimediare ad un eventuale difficile destino per sua figlia. Yu-ri voleva vivere per Seo-woo ed è morta per Seo-woo, due volte.
“Gang-hwa. Seo-woo. Quando vai in Paradiso, Dio ti fa due domande. Se rispondi sì a entrambe, nella prossima vita potrai rinascere come essere umano. Una delle domande è:’ Sei stata felice della tua vita?’. L’altra domanda è:’ Hai reso felici altre persone?’
Rinasciamo anche noi come esseri umani e ritroviamoci nella prossima vita.“ (Yu-ri)
Sarò sincera, non è una serie da prendere a cuor leggero. È una serie emotivamente forte e che richiede una certa attenzione per essere capita e apprezzata.
Secondo alcuni, questa storia non ha un lieto fine. Secondo me, invece, ce l’ha, ed ciò che la rende poeticamente lo specchio della vita.