Avete presente quei curiosi incontri che fate nella vita e che quasi vi appaiono come predestinati? Ecco, alla V edizione di «Ricomincio dai Libri, la Fiera del libro di Napoli», che si è tenuta nei giorni 5, 6 e 7 Ottobre 2018, ho incontrato una giovanissima scrittrice: Gabriella Ronza.
Ricordo che era seduta al suo banchetto con il suo romanzo in bella mostra, e con un’aria distratta mentre conversava con un’amica. Distrazione che sparisce subito dal suo volto per far spazio ad una espressione orgogliosa e felice, quando si è resa conto che guardo lei e il suo libro.
A guardarla ho pensato quanto fosse bello, veramente bello, iniziare a piccoli passi a raggiungere i propri sogni. Io che da anni cerco di scrivere un libro che ogni volta arresa non concludo mai, e lei invece ce l’ha fatta. Anzi, ha iniziato a farcela.
Gabriella è nata nel 1995 a Caserta, si è laureata alla Facoltà di Lettere moderne della Federico II di Napoli, scrive per la redazione di Pupia.tv e ha appena pubblicato il suo primo libro (di una saga fantasy):
AETERNA – La macchia nel sangue
Un’intervista era dovuta, no?
Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?
G: “In verità da sempre. A questo proposito, mi piace raccontare un aneddoto. Avevo circa cinque anni quando mio cugino mi chiese cosa avrei voluto fare da grande. Risposi che avrei voluto imparare a scrivere. Mi riferivo proprio al movimento meccanico della penna sul foglio di carta, ne ero affascinata. Effettivamente, questa cosa non è mutata. Voglio imparare a scrivere, cioè a scrivere sempre meglio, a lasciare davvero un segno nell’anima delle persone.”
Dove trovi ispirazione per ciò che scrivi?
G: “Un po’ in tutto. A volte, lo sguardo di un passante può colpirmi a tal punto da immaginare un’intera vita, anzi un complesso di vite dietro di esso. A ispirarmi sono anche i paesaggi assolati o, all’opposto, estremamente burrascosi e, sicuramente, la musica orchestrale.”
Io credo banalmente in due tipologie di scrittori: chi scrive per se stesso e chi scrive per gli altri. Tu che tipologia sei?
G: “Entrambi. Scrivere per me stessa è un’esigenza, ma sento anche l’esigenza di essere letta. Probabilmente, perché credo molto nella comunicazione. Amo parlare con gli altri, ma non amo la folla e i toni alti. La scrittura mi permette di comunicare in silenzio. C’è qualcosa di meglio?”
Cos’è per te la letteratura?
G: “È una cosa seria. Forse per questo non sono mai sicura della mia scrittura. Sono nata in una nazione che ha dato i natali a grandi poeti e grandi scrittori. So di non valere neanche un loro capello e me ne vergogno. Se non avessi tutto questo mondo dentro che mi ossessiona, se non trattassi i miei personaggi come delle persone in carne ed ossa, probabilmente, non mi sarei mai permessa di scrivere un romanzo. E, forse, qualcuno dirà che avrei fatto bene a starmene al mio posto.
Ma se non lo facessi, se non scrivessi, imploderei… ”
Qual è un classico che leggeresti con piacere più volte?
G: “Anna Karenina.”
Mentre il tuo libro preferito qual è?
G: “Non riesco a fare una cernita, quindi, nominerò soltanto quello inerente al genere di cui mi occupo. In realtà, non è un unico libro: si tratta della trilogia di Pullman Queste oscure materie”.
Parlami di un personaggio che hai letto che ti è rimasto impresso nella mente in maniera positiva ed un altro in maniera assolutamente negativa. Domanda difficile, ma di dovere!
G: “Nel primo caso, credo Mr. Darcy di Orgoglio e pregiudizio. Di lui mi colpì l’altruismo silenzioso. In maniera negativa, probabilmente, Emma Bovary. Purtroppo, è un personaggio che mi irrita non poco… Sarà che le sue velleità e i suoi sogni sono quelli in cui, almeno in un periodo della vita, rischiano di cadere un po’ tutti i lettori.”
Il tuo primo libro pubblicato da poco è Aeterna: La macchia nel sangue. Come ce lo introdurresti?
G: “Questi non saranno romanzi sull’amore.
Saranno romanzi sull’etica, la morale, la guerra, il patriottismo, la politica, l’onore, il disonore, la religione, lo scetticismo, la costrizione, l’abnegazione, il sacrificio, l’ostinazione, il razzismo e il destino.
E se amore vi troverete dentro è perché questi romanzi, in una cornice fantastica, raccontano tutto ciò che l’amore mai dovrebbe essere, ma che, il più delle volte, è sempre stato.”
Chi è il tuo personaggio preferito in La macchia nel sangue?
G: “Tu vuoi farmi scegliere tra i miei figli? Posso dirti quello che odio di più, ossia Clarah. È il personaggio più disumano di tutti, anche molto più di Heric. Questo perché Heric si rapporta sempre con la sua anima, Clarah non lo fa mai. La sua superficialità e banalità innervosiscono più del male.”
C’è un senso più profondo che volevi trasmettete al lettore? Se sì, quale?
G: “Fargli capire che la lotta contro il male non è inutile, anche se questo continua ad esistere. È giusto che esista, ma non è giusto che prolifichi in libertà. Potremmo passare anni a chiederci che senso abbia tutto ciò. Io stessa continuo a chiedermelo. Dobbiamo fare pace con la realtà. Il male esiste, questo però non giustifica l’indolenza o, al contrario, la partecipazione. La fonte del male c’è, ma tu puoi non berci. È in ciò la grandezza dell’essere umano. La scelta. La scelta e il libero arbitrio sono il nostro mezzo per imporci nel mondo, per dare un senso alla lotta eterna.”
C’è qualcuno che non ha creduto nel tuo libro? Come hai reagito a questo?
G: “Qualcuno? A decine. Be’, basti pensare che da piccola, quando dicevo – voglio diventare una giornalista e una scrittrice – mi guardavano straniti, come se avessi detto – voglio andare su Marte-.
Ho reagito bene, in verità. È giusto così. Non scrivo per dimostrare qualcosa a qualcuno, scrivo perché se non lo facessi, la mia vita non avrebbe alcun senso.
Non mi interessa il senso che mi assegnano gli altri, mi interessa quello che trovo io.”
C’è qualche suggerimento che vorresti dare a chi come te sogna di scrivere?
G: “Di leggere tanto. Fino ai 16 anni circa, ho letto poco e male. Pago ancora salatamente queste mie carenze. Negli ultimi anni, ho cercato di recuperare.
Iniziate da subito. Non so chi mi stia leggendo. Se avete 10, 11, 12 o 13 anni non perdete tempo. Sfruttate le vacanze estive per leggere a più non posso. Prediligete i classici e, poi, volgetevi verso il contemporaneo. Non siate pregiudizievoli, ma neanche troppo aperti. Date preminenza alle letture fondamentali. Se siete lettori saltuari e sapete benissimo che non leggereste mai più di due libri all’anno, allora, sono io stessa a dirvi che dovreste eliminare il superfluo. Meglio leggere Il Signore degli anelli, per restare nel genere, che il mio libro.”
Quest’ultima domanda te la lascio vuota. Dicci ciò che vuoi!
G: “Vi ringrazio per il tempo concessomi. Spero che la lettura di Aeterna, se vi approccerete ad essa, vi risulti piacevole. Un abbraccio.”
C’è una misteriosa scritta che aleggia sui ruderi di un antico tempio di un giardino invisibile. Ci sono due bambini, su cui grava il peso di un’altissima responsabilità politica, che la leggono e c’è un mondo in cui vige la legge degli elementi e, soprattutto, quella del più forte. Aeterna è il fantasy epico per eccellenza, avente al centro qualcosa che l’epica fantastica non ha quasi mai: l’amore. I protagonisti, tuttavia, non vi cederanno mai, piuttosto, preferiranno una guerra l’uno contro l’altra e contro se stessi, cardine del loro agire morale. L’etica in ogni sua forma, perfino quella del male, che nella soggettività del singolo si presenta come giusta, muoverà le pedine di un gioco nato mille anni prima dell’inizio della storia. Perché il fantasy fa questo: ci ricorda che anche alla fantasia apportiamo regole di costruzione umana, creando mondi, parafrasando il contenuto della trama, che imitano quello che Madre Natura ci ha donato.
Un libro scritto con amore, vale sempre la pena di essere letto!
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